Per questa necessità di agire "liberamente" sulla realtà, « lo sfrenato orgoglio dell'uomo lo ha portato a rimanere profondamente e orrendamente preso in questa assurdità. L'esigenza di "libertà del volere" ..che domina ancora sempre nelle teste dei semicolti, la pretesa di assumere da soli la completa ed estrema responsabilità e liberarne Dio, mondo, progenitori, caso, società... essi non vogliono abbandonare a nessun prezzo la loro "responsabilità", la fede in sé, il diritto personale al proprio merito: appartengono a questo gruppo le razze boriose. »
Le razze "boriose", nel figurato linguaggio nicciano, sono quelle di cui fa parte "l'uomo forte" che «crede inconsciamente che [egli stesso] debba anche essere sempre l'elemento della sua libertà...un'esperienza che [questi] ha fatto nel campo sociale-politico viene trasferita in modo falso nell'estremo campo metafisico: ivi l'uomo forte è anche uomo libero...La teoria della libertà del volere è un'invenzione di classi dominanti. » L'uomo forte cioè trasforma la sua singola esigenza di affermazione nell'esistenza metafisica della libertà.
Ma anche agli uomini deboli appartiene l'inganno della libertà di volere. Infatti di fronte all'uomo forte «la prudenza d'infimo rango» dell'uomo debole «si dà il pomposo travestimento della virtù rinunciataria, silenziosa...[dove covano sotto la cenere le passioni dell'odio e della vendetta]» come se la sua debolezza fosse qualcosa di voluto, una scelta, un merito rendendo possibile «alla maggioranza dei mortali, ai deboli e agli oppressi di ogni sorta quel sublime inganno di sé che sta nell'interpretare la debolezza stessa come libertà, il suo esser-così-e-così come merito»
Io, cioè, sono umilmente sottomesso ma lo sono per una mia virtuosa libera scelta.
Ragazzi noi siamo liberi di essere o non essere,di fare e di non fare,siamo davanti sempre ad un bivio e dobbiamo scegliere la nostra strada,cio' che ci sentiamo nostro,cio' che ci sentiamo nel cuore.
Vorrei citare un passo del vangelo per concludere:
Dio ha creato l'uomo ragionevole
conferendogli la dignità di una persona dotata dell'iniziativa e della
padronanza dei suoi atti. « Dio volle, infatti, lasciare l'uomo "in balia
del suo proprio volere" (Sir 15,14) perché così esso cerchi
spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, con l'adesione a lui, alla
piena e beata perfezione »:
« L'uomo è dotato di ragione, e in questo è simile a Dio,
creato libero nel suo arbitrio e potere »
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