Vincent van Gogh (1853–1890) è uno degli artisti olandesi più famosi di ogni tempo. La sua atti-vità artistica è durata appena dieci anni, dal 1880 fino alla sua morte avvenuta nel 1890.Van Gogh ci ha lasciato più di 840 dipinti e più di 1000 disegni, oltre a molti acquerelli, litografie e schizzi fatti sulle lettere.Van Gogh scrisse centinaia di lettere al fratello Theo, ad altri parenti e ad amici. Le lettere, oltre ad assolvere un’importante funzione
comunicativa, fungevano anche da valvola di sfogo. Attualmente esse sono una preziosa fonte d’informazione per la ricerca storico-artistica; infatti molto di quanto sappiamo della vita dell’artista, del suo retroterra, delle sue letture, di ciò che vedeva e pensava ci è noto grazie alla sua ‘autobiografia’: le lettere.
Come pittore Van Gogh era più che altro un autodidatta, che aveva imparato il mestiere in modo tradizionale con l’aiuto di libri, alcune lezioni seguite presso le accademie di Bruxelles
Dopo la morte di Van Gogh molti subirono il fascino delle sue opere ma soprattutto della sua drammatica vicenda umana, con i suoi amori infelici, il mancato riconoscimento – secondo quanto l’artista si immaginava– dell’importanza del suo lavoro, la sua malattia ed il suicidio.
Il periodo parigino di Van Gogh è contrassegnato dallo studio, dal rinnovamento e dalla sperimentazione. Dalla primavera del 1886 abitò presso il fratello a Montmartre, nel quartiere degli artisti. Nell’atelier del pittore francese Fernand Cormon fece per alcuni mesi studi di statuette in gesso e disegni di nudo e di modelli. Lì incontrò giovani artisti come Paul Signac e Henri de Toulouse–Lautrec che condividevano i suoi ideali.
Nei due anni che trascorse a Parigi, Van Gogh dipinse ben 27 auto-ritratti. Non avendo denaro per pagare i modelli, utilizzò il proprio viso per sperimentare con il colore e la tecnica. Sotto l’influenza della pittura neoimpressionista, in quel periodo componeva i suoi quadri con piccoli tocchi e tratti di pennello in colori chiari, brillanti.La stanchezza della febbrile vita parigina e il desiderio di calore e tranquillità spinsero Van Gogh a trasferirsi nel febbraio 1888 ad Arles, una cittadina nel meridione francese. In questo luogo il pittore si lasciò ispirare dal paesaggio e dalla luce del sud e – come durante il suo periodo olandese – dalla vita in campagna. Dipinse gli alberi da frutto in fiore ed i campi di grano appena fuori città. Intanto continuava a coltivare l’ambizione di diventare un vero pittore di figure umane ed ad Arles trovò, dopo qualche ricerca, persone disposte a posare per un ritratto.
Nonostante la sua produttività ed i primi riconoscimenti ottenuti dalle sue opere, Van Gogh fu spesso molto abbattuto nel corso delle ultime settimane di vita ad Auvers. Theo, che con il suo stipendio manteneva la propria famiglia, il fratello e la madre, stava considerando la possibilità di licenziarsi ed iniziare un’attività in proprio. Vincent temeva un futuro incerto per tutti loro e scrisse a Theo di sentirsi un peso, per lui e per la sua famiglia.
Il 27 luglio 1890 Van Gogh si sparò al petto e morì due giorni dopo per le ferite riportate. Theo era presente alla sua morte. Sarebbe morto anch’egli sei mesi più tardi. I fratelli sono sepolti l’uno accanto all’altro nel cimitero di Auvers–sur–Oise.
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