…there is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about.
Lo scrive Oscar Wilde, in “The Picture of Dorian Gray”. Mi sono
sempre chiesto se tutti quelli che citano questa frase abbiano letto
davvero il romanzo.
La frase, comunque, si trova nel primo capitolo,
e la situazione è questa: Basil, il pittore che ha dipinto il
celeberrimo ritratto al centro della vicenda, non vuole esporlo. Lord
Herny Wotton, gli risponde:
Non lo
esporrete? E perché mai, mio caro Basil? Avete ragioni particolari per
far questo? Siete stranissimi individui, voi pittori. Fate tutto il
possibile per farvi un nome; e quando lo avete conquistato par che
cerchiate di perderlo. Questo è assurdo da parte vostra; al mondo non
c’è che una cosa peggiore del far parlare si sé: il non far parlare di
sé. Un ritratto simile vi aprirebbe molta strada tra i giovani di
Inghilterra, e riempirebbe i vecchi di gelosia, ammesso che i vecchi
siano sensibili a una passione. (traduzione di Raffaele Calzini, Mondadori 1982)
Non è questo il luogo per mettersi ad analizzare l’opera letteraria,
ma spero di avervi incuriosito abbastanza da aprire il libro e leggerlo
per intero. Magari, contestualmente, potreste cogliere l’occasione per
approfondire che cosa era un “dandy”
(no Enrico De Pedis della BANDA DELLA MAGLIANA) all’epoca di Oscar Wilde. E potreste addirittura arrivare alla mia
stessa conclusione: la sua frase è citata a sproposito, e usarla a
questo modo svilisce l’opera, il pensiero, e anche la vita di Oscar
Wilde.
A questo punto vi pregherei di mettere a confronto la vostra
riflessione sul romanzo e su Oscar Wilde con l’interpretazione della
frase che gli esperti di marketing e politica hanno ridotto a “bene o male, purché
se ne parli”
Il modesto parere è che la domanda da farsi dovrebbe essere un pelino
più articolata di “ha fatto bene o male”. O magari le domande da farsi
sono molte di più.
“Ciao, è iniziata la campagna elettorale e io uso qualsiasi mezzo."
Il che a me ricorda un’altra celebre citazione, un’altra opera e un
altro autore, il Machiavelli, il cui pensiero viene spesso ridotto a 5
parole: “il fine giustifica i mezzi”.
(e invece ha scritto: “… e nelle azioni di tutti li uomini, e
massime de’ principi, dove non è iudizio da reclamare, si guarda al
fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi
saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati”)
Per il Machiavelli – chi lo ha letto lo sa – è praticamente
impossibile ottenere il “potere” senza violare quei principi che, una
volta raggiunta una posizione dominante, ci si propone di imporre agli
altri. E questo perché il Machiavelli ha un’idea piuttosto pessimistica
dell’essere umano. Tuttavia ne “Il Principe” c’è molto altro, e il
messaggio non è proprio così lineare come sembra…
Insomma, la faccenda è ben più complessa e solleva interessanti questioni che vorrei cogliere insieme a voi nelle prossime occasioni.
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